Nelle case con scarsa aerazione o con non efficiente coibentazione delle murature, l’umidità presente tende a condensare, ossia a passare dallo stato gassoso allo stato liquido, originando, in seguito, su pareti e vetri, antiestetiche, maleodoranti e non salubri muffe. Queste ultime sono microrganismi assimilabili ai funghi, composte da batteri che generano spore che sono, inevitabilmente, assorbite dai polmoni, proprio nel momento in cui ne avvertiamo il tipico e sgradevole effluvio.
Per prima cosa è necessario disinfettare, e quindi uccidere, i batteri incriminati. Pulite i muri con candeggina diluita in acqua (in un rapporto 1 a 5), cercando di non limitarvi alla superficie della macchia, ma agite in profondità, aiutandovi con una paglietta in ferro, con carta vetrata o addirittura con una spatola.
Successivamente potete stuccare eventuali graffi, createsi a seguito del vostro energico intervento, e procedere con un trattamento antimuffa utilizzando pitture acriliche e smalti resistenti all’acqua, bandendo fondi e intonaci non traspiranti.
Per risolvere il problema in modo definitivo, però, dovete andare alla fonte e scoprire la cagione che ha determinato l’insorgere della condensa. A volte, aprire frequentemente le finestre, soprattutto in bagno e cucina; mantenere una temperatura costante interna intorno ai 20°C e un’umidità relativa del 45 %, evitare di di asciugare la biancheria sempre all’interno della stessa stanza e limitare l’inserimento di piante o anche utilizzare un deumidificatore, non basta.
L’umidità di risalita o ascendente, infatti, rappresenta un fenomeno piuttosto diffuso nelle nostre abitazioni, soprattutto per le murature in corrispondenza del pian terreno. A causa del fenomeno della capillarità, infatti, l’acqua penetra e riesce a propagarsi verso l’alto, in apparente contrasto con le leggi della fisica.
Molto efficace, in tal caso, è la tecnologia elettrofisica: tramite la rete elettrica domestica, si genera un debole campo elettromagnetico, induttore, che interrompe la risalita dell’umidità.
Si può optare anche per interventi chimici, con la creazione della cosiddetta barriera da sbarramento, composta da speciali resine, iniettate nelle murature, che impediscono alle molecole dell’acqua di risalire.
Esistono anche interventi meccanici, che comportano il taglio dei muri e l’inserimento di materiali plastici o metallici, ma possono cagionare cedimenti dovuti ad assestamenti strutturali.